martedì 21 agosto 2007

Il posto delle fragole

Titolo: Il posto delle fragole
Titolo originale: Smultronstallet
Regia: Ingmar Bergman
Sceneggiatura: Ingmar Bergman
Data: 26/12/1957
Paese: Svezia
Durata: 91’
Attori principali : Victor Sjostrom (dottore), Ingrid Thulin (nuora), Naima Wifstrand (madre), Gunnar Bjornstrand (figlio), Bibi Andersson (Sara), Max Von Sydow
Fotografia: Gunnar Fischer
Premi: Orso d’oro a Berlino, Golden Globe come miglio film straniero, premio critica a Venezia, candidato all’oscar per miglior sceneggiatura.
Trama :
Il professore e noto medico Isak Borg ha 78 anni, vive con la paziente governante Agda ed ha una brillante carriera alle spalle. Per i suoi meriti professionali deve essere insignito di un prestigioso premio accademico e festeggiare così il suo giubileo professionale. La cerimonia si svolgerà a Lund, città che Borg dovrebbe raggiungere in aereo partendo da Stoccolma. Durante la notte tuttavia egli è vittima di un sogno angoscioso, in cui si ritrova a passeggiare in una strada completamente deserta e immersa nel silenzio più assoluto. L’unica presenza in questa via onirica è un uomo, privo di volto, che si accascia al suolo, gli orologi sono privi di lancette, un carro funebre si schianta contro un lampione facendo cadere e aprire la bara in esso contenuta. Nel cadavere che afferra la sua mano, il professore riconosce se stesso. Turbato da questo incubo, si sveglia e decide di partire in automobile anziché servirsi dell’aereo. In questo percorso lo accompagna la nuora Marianne. Durante il tragitto il medico decide di sostare presso un luogo legato ai ricordi della sua giovinezza e, mentre la nuora si concede un bagno nel lago, lui rievoca il suo primo amore: Sara, che dedita alla raccolta delle fragole lo tradì baciando suo fratello. La rievocazione di questa fanciulla si concretizza in un volto, presente e reale, una ragazza sbarazzina appare improvvisamente dinnanzi ai suoi occhi, anche lei si chiama Sara e sta viaggiando verso l’Italia con due amici, Anders e Viktor.  L’allegria e la spensieratezza dei ragazzi, i discorsi profondi e sinceri di Marianne, l’incontro con una coppia (marito e moglie) litigiosa e infelice, la visita all’anziana madre saranno tutte “tappe” fondamentali del viaggio introspettivo del dottor Borg. Queste esperienze di “vita vissuta” lo indurranno al ricordo del passato e all’analisi del suo inconscio, per mezzo del sogno, fino alla meta finale: la conversione con se stesso e con il mondo, la presa di coscienza dei suoi errori, del suo egoismo radicato e della freddezza che lo hanno condotto ad una triste solitudine, la speranza di essere ancora in tempo a porre rimedio a tutto ciò.
Recensione:
Il “Posto delle fragole” è forse il più famoso film di Ingmar Bergman. Questa pellicola donò immediatamente prestigio e notorietà al regista che venne osannato dalla critica. La sceneggiatura nacque durante un periodo di inattività di Bergman, era in ospedale per degli accertamenti e vi dovette sostare a lungo a causa di un’ulcera. Per realizzarlo il regista ci mise tutto se’ stesso e s’impegnò forse anche troppo, infatti ne uscì con un forte esaurimento nervoso.
Bergman dichiarò spesso di essersi ispirato per il protagonista alla figura di suo padre, tuttavia in Isak Borg ritrovò alla fine se stesso, perfino nelle casuali iniziali del nome. Questo dunque è un film autobiografico ma non solo nel descrivere il personaggio principale, il suo creatore non è solo Isak Borg, ma anche il marito/figlio terrorizzato dalla paternità, i ragazzi che discutono per l’esistenza di Dio, l’orrido marito che litiga, denigra ed è denigrato dalla moglie. 
 L’attore principale è Vistor Sjostrom, un’icona del cinema svedese, un maestro per Bergman. Morì poco dopo le riprese del film. Il regista stesso rimase impressionato da come s’impadronì perfettamente del ruolo: “ Victor Sjostrom prese la mia storia e la fece sua, la riempì con le sue esperienze, il suo dolore, la sua misantropia, la sua brutalità, i suoi dispiaceri, la sua paura, la sua solitudine”.
Nel prologo del film, Borg recita un breve monologo in cui descrive se stesso e la sua famiglia, ascoltandolo con attenzione si delinea già perfettamente il personaggio che quest’uomo andrà a rappresentare:
I nostri rapporti con il prossimo si limitano per la maggiorparte al pettegolezzo a una sterile critica dell’altrui comportamento, questa constatazione mi ha lentamente condotto a isolarmi dalla cosiddetta vita sociale e mondana. Le miei giornate trascorrono in solitudine e senza troppe emozioni. Ho dedicato la mia esistenza al lavoro e di ciò non mi rammarico affatto…….. sono un vecchio cocciuto e pedante e questo fatto rende la vita difficile sia a me che alle persone che mi stanno vicine”. 
Anche Marianne è un bellissimo personaggio, una donna solare e dolce seppur al contempo schietta e malinconica, che si scopre a poco a poco, svelando il segreto che l’affligge: il marito sempre più simile al padre, l’ha posta ad operare una scelta troppo gravosa tra il suo amore e la possibilità di far nascere il bimbo che porta in grembo. E’ proprio dalle dure parole di Marianne prenderà il via il “viaggio introspettivo” di Isak Borg.  Interrogata dal suocero infatti la nuora rivela, senza falsità, cosa pensa di lui “Lei non è altro che un vecchio egoista non ha riguardo per nessuno e in vita sua non ha ascoltato che se stesso, si cela dietro ad una maschera, un paravento di bonarietà e modi molto raffinati ma è solo un perfetto egoista, anche se tutti la definiscono un amico dell’umanità, noi che la conosciamo da vicino sappiamo chi è e non ci può ingannare”. Ecco dunque il tema pirandelliano della maschera: da ogni incontro con i suoi pazienti trapela rispetto, ammirazione e devozione verso il dottor Borg, ma ciò non avviene con i suoi cari a cui da e da cui ottiene solo freddezza. Ad una carriera esemplare corrisponde una vita fallita.
Altri personaggi fondamentali sono i tre ragazzi che acquisiscono significato soprattutto se confrontati con Borg e Marianne, nello stridente contrasto tra la loro allegria, parlantina e freschezza e i silenzi pensosi (seppur diversi) dei due personaggi “adulti”. Anche dal punto di vista religioso i due ragazzi sono spesso in lite tra loro per un  profondo e acceso dibattito sull’esistenza o meno di Dio, mentre Marianne e Borg non hanno dubbi in merito e recitano quasi in coro “la sua presenza è indubbia e io la sento in ogni fiore e in ogni spiga… 
Quello del dottore è quindi un viaggio catartico all’interno di se stesso. Il vedersi attraverso gli occhi degli altri, l’incidente con la coppia in eterno reciproco tormento, la visita angosciosa alla madre/morte gli lasciano intravedere tutti suoi fallimenti, il vuoto la solitudine, mentre la presenza della nuora e la freschezza dei ragazzi gli aprono la via alla riconciliazione. Un’antitesi lampante dunque rende chiara la giusta direzione di intraprendere, lo stesso contrasto si verifica tra la dolcezza del ricordo e l’inquetitudine degli incubi dettati dall’inconscio, incubi eloquenti, surreali, significativi come il tradimento della moglie che si sente incompresa o l’esame universitario da ripetere perché ignorava che il primo dovere di un medico fosse chiedere perdono. L’inconscio è sincero, la pena per il suo comportamento è la Solitudine. Finalmente Borg comprende i suoi errori e il film si conclude bene! Dopo aver salutato i ragazzi che riprendono il loro viaggio, aver quasi coccolato la nuora, cercato finalmente un dialogo con il figlio e trattato finalmente con dolcezza la sua governante Borg può concedersi un sonno sereno sognando i suoi genitori che in un bel paesaggio naturale immerso nella quiete lo salutano con le mani levate.
I simbolismi del film sono abbondanti, ma tutti chiari, sicuramente i principali sono le fragole e gli orologi privi di lancette. Le fragole, che in Svezia costituiscono l’emblema assoluto della Primavera, vengono qui a significare l’infanzia, la gioventù, la purezza … e cadono a terra rovesciandosi nel momento in cui si perde l’innocenza. Gli orologi senza lancette, che compaiono sia nel primo sogno sia tra gli oggetti posseduti dalla madre rappresentano la “fine del tempo a disposizione” 
Il messaggio finale che vuol donarci questo film è che la redenzione (religiosa o no) avviene per ogni uomo attraverso la condivisione dell’amore e la comprensione del prossimo. “Esiste per tutti un posto delle fragole, un luogo dove rimane intatto l’incanto dell’infanzia, l’io che eravamo, con la semplicità, l’autenticità e le speranze di quando la vita era davanti, un luogo, che forse c’è ancora dentro o fuori di noi, dove qualcuno può metterci davanti uno specchio e farci vedere quello che siamo diventati, quello che abbiamo perduto, quello che forse possiamo ancora ritrovare.”

Nessun commento:

Posta un commento