giovedì 7 maggio 2015

L'ingresso del passato


"...era infatti l'ingresso nel passato. Di là dal cigolio che provocava sempre la sua apertura rara e faticosa, s'inerpicava, nel buio, una scala di mattoni, rosi dai passi e, sopra, s'apriva una festosa confusione di cose vecchie e senza senso: la festa del disordine, la sagra dell'inutilità, la celebrazione delle ragnatele e della sacra polvere del tempo. Il solaio.
In questo regno remoto e quasi mitico la confusione sarebbe stata orgiastica, se non si fosse, pur nel disordine, placata e come composta, nel suo mantello di silenzio. Ci camminavo in mezzo adagio, cauta, estatica. Là c'erano le radici misteriose della mia stessa stirpe, i relitti degli anni e delle generazioni che mi giungevano a brandelli, come vecchie bandiere, gloriose di battaglie. Una casa senza solaio è una casa senza passato, senza base, senza storia..................
............... nelle casse ricolme degli oggetti più impensabili, nei ripiani gonfi di carte e di stoffe, negli angoli più segreti gli oggetti si dispongono quasi in stratificazioni archeologiche: i più recenti in alto e gli antichi più in basso. Nonni, bisnonni, bisavoli.... su su, non si sa più, si perdono le tracce, si affonda nell'ignoto, nell'anonimo"......
... Cassapanche tarlate con dentro cianfrusaglie che serbano il tremore della vita e che non osiamo distruggere, che nessuno ha osato distruggere prima di noi. E' questo rispetto che forma la realtà umana e psicologica del solaio: un sedimento di storia. Case senza solai, case senza radici, senza humus, senza terriccio fertilizzante, senza più tradizione......"

Parole poetiche e sentite... condivise come al solito nel profondo... della mia Adriana Zarri... parole tratte da "Con quella luna negli occhi" nel capitolo intitolato come questo post.
Le ho lette tempo fa queste frasi e le ho amate ma in questo fine settimana campagnolo le ho "provate" continuamente. Nella nostra casina sperduta nei monti della ValTrebbia abbiamo un solaio, una soffitta ... ed è un po' così come Adriana la descrive.
Questo angolino prezioso l'ho acquisito come "sposa", non narra nulla di me... delle mie radici e penso a quanto sarebbe necessario per ogni famiglia possedere un luogo simile in cui accatastare quei ricordi che in un momento di raptus potrebbero venire gettati nella spazzatura. La spazzatura è stata il solaio dei miei avi... non mi resta quasi nulla... io sono la conservatrice, conservatrice di foto, documenti, oggetti, io sono la creatrice di diari scritti fitti di follie, sentimenti, ansie, gioie, timori... io necessito di un solaio. Nei miei sogni mi sarebbe piaciuto ereditarlo un solaio, non ricco di beni materiali... no.... ma colmo di cianfrusaglie vissute, di lettere, di piatti sbeccati, di scialli consunti, di memorie passionali...
La mia eroina dell'infanzia e dell'adolescenza: Jo March non si rifugiava forse in soffitta alla ricerca dell'ispirazione dei suoi romanzi???
Quando vado in campagna non posso mai fare a meno di salire quella scaletta a scomparsa ... e di andare a curiosare lassù, nel sottotetto polveroso, in compagnia di ragnetti felici e indisturbati, nel silenzio rotto solo da qualche cinguettio o, adesso in primavera, dal garrire delle rondini.
Qui sto "archiviando" i piccoli tesori del mio cucciolo, i suoi primi vestitini, le scarpette, i suoi primi giochini e i libretti che non legge più e "rubano" ormai solo spazio in casa. Qui in futuro forse archivierò anche tutti i miei diari e le lettere di una vita, quando deciderò che non mi serviranno più e potranno essere al sicuro da letture indiscrete di contemporanei ma con la speranza di una sbirciata di qualche pronipote...

Adriana scrive ancora "Abbiamo imparato a fare a meno dei solai; ma ci rimane come un vuoto e una nostalgia dell'anima. E ci troviamo a ricordare il favoloso rifugio dell'infanzia, il buon solaio antico, oltre la grande porta cigolante, che ci nutriva di ragnatele, di polvere e di memorie del passato. E i bambini nati nelle nostre case urbane, cui manca l'esperienza del solaio? Non hanno nemmeno un vuoto. il vuoto è la nostalgia di chi ha avuto e non ha più, il vuoto è l'esperienza della povertà, ed è già una ricchezza. Essi non hanno un vuoto: hanno molto di meno: la mancanza di una dimensione dell'anima"

... e anche a queste parole ho pensato, quando mio figlio, vincendo il timore della salita ripida della scaletta, sorretto dalle nostre mani, è arrivato qua sopra ed è rimasto incantato. Non vi era nulla di speciale in quest'ambiente per un cinquenne.... eppure continuava a ripetere "Belloooooo" ... e in men che non si dica ha scovato i suoi tesori: vecchi giocattoli di suo papà sempre di moda. Ha riportato alla vita del gioco i soldatini, gli indiani, i pistoleri, personaggi storici di varie epoche, sorpresine altrettanto storiche di note merendine e il Subbuteo... Un piccolo archeologo delle sue radici... perchè anche le radici a volte vengono alla luce ... e intanto nella sua infanzia "contemporanea" noi abbiamo colmato quella "mancanza di una dimensione dell'anima"... anzi non noi ... il solaio .... semplicemente il solaio....