domenica 4 gennaio 2015

04 Pentema


E' difficile scegliere un'immagine al giorno... ci sono giorni che non si è ispirati a scattare fotografie (anche se ormai tra telefono e digitale sono rari), ci sono giorni che se ne scattano anche 200 (ehm) e trovarne una ... una sola è quasi un dispiacere.
Oggi siamo stati a Pentema, a vedere il caratteristico Presepe che quest'anno compie vent'anni... Oggi era una bellissima giornata. Ha soffiato una tramontana stranamente calda, che ha stupito i Genovesi e che è stata gentilmente spiegata dai migliori meteorologi della regione: il cielo era cobalto e sembrava di essere in Primavera. 
"Il Presepe è la principale attrattiva di Pentema. Esso fa rivivere l'atmosfera della Natività ambientandola all'interno del Paese, tra gli archi, i vicoli, le case, le lobbie, le aie e i risseu intatti. L'epoca storica che rappresenta è quella della fine del XIX secolo, mediante un'accurata e attenta ricostruzione di ambienti e mestieri . I personaggi esposti a grandezza naturale, sono vestiti con costumi dell'epoca, ambientati in momenti di vita quotidiana e rappresentati nei luoghi del borgo dove realmente hanno operato"
Io con la mia macchina fotografica ho immortalato ogni singolo scenario di questo bellissimo viaggio nel tempo, i costumi, gli oggetti, le scatoline di latta di prodotti che non esistono più consunte dalla ruggine, ho immortalato il paesaggio mozzafiato decorato dall'Inverno, ho immortalato la ValTrebbia così diversa rispetto alle altre tre stagioni in cui Le faccio visita.
Ho ritratto i sorrisi del mio bimbo che si dilettava a fare la "statuina" e il vin brulè con i canestrelli (perchè ormai se il cibo non lo fotografiamo ci sembra meno buono).
Però scelgo questa foto... "rubata" a una casa del Paese dei nostri giorni, che con il presepe non c'entrava nulla. Ogni volta che giro per i paesini, specie nel "nostro" io ADORO vedere gli scarponi fuori dalle porte. Prima di tutto perché si ha la certezza che "quel passato" che oggi si celebrava non è del tutto morto... anzi.... la terra viene ancora "lavorata", maneggiata... esiste ancora un contatto con Lei.  La terra è fatica... è lavoro e ci si sporca... gli scarponi si sporcano di fango e il contadino, in un gesto ormai ancestrale, prima di entrare in casa, dove ci scalda, ci si riposa e ci si rifocilla se li leva e li lascia sull'uscio. Magari perché dentro vi è una moglie brontolona che vuole il pavimento lindo o solo ed esclusivamente perché la casa è un tempio ed ha i suoi riti tra i quali rientra l'ordine.  Certo lo facciamo anche noi, in città ... ma le nostre scarpe non hanno il fascino di questi scarponi, vissuti e abbracciati dalla terra. 

1 commento:

  1. meravigliosa , e dolce il modo in cui lo racconti ,sembra di esserci:)

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