giovedì 24 marzo 2016

Al giardino ancora non l'ho detto


"Ringrazio , prima di addormentarmi, della vita che ho avuto, io che venivo dal nulla. Dal non essere, eppure ho potuto conoscere tutto questo"



Nel mio fagocitar di libri, ho recentemente assaporato il delicatissimo libro di Pia Pera "Al giardino ancora non l'ho detto". Ho aspettato ad acquistarlo, dovevo essere pronta,  ma non perché sapevo a grandi linee che trattava i temi della malattia e della morte, ma perché quel titolo già da solo mi trasmetteva un condensato di sensibilità che condito con la grande intelligenza dell'autrice non meritavano un'acquisto in leggerezza.


Di Pia Pera ho letto in precedenza "L'orto di un perdigiorno" che già mi era piaciuto moltissimo, un libro che ho strasottolineato e farcito di note a margine.

"ho voglia di vivere così. Vivere facendo a meno. Vivere senza. Senza mondanità. Senza viaggi. Senza feste. Intendo scoprire se la felicità è possibile facendo a meno di tutto questo. Se ci sia beatitudine nel godere di quello che avremmo comunque avuto : il sole, le nuvole, le metamorfosi delle stagioni. Scoprire se quanto era stato assegnato all'uomo bastava..." (L'orto di un perdigiorno- Tea- p.81)

Pia Pera l'ho "conosciuta" sull'ultima pagina della rivista Gardenia, che spesso acquisto anche solo per rifarmi un po' gli occhi con quei giardini che non avrò mai e per prendere spunti per le mie piccole coltivazioni pensili.

Quest'ultimo libro me lo sono gustato lentamente ... fin troppo visto che ha anche subito purtroppo uno stop forzato a causa di un problemuccio editoriale d'impaginazione che mi ha vista correre disperata in libreria, chiedendo perfino un mezzo permesso al mio capo che mi guardava stranito per la motivazione sincera con cui richiedevo una velocissima deviazione dal mio sbrigare pratiche burocratiche durante quella mattinata. 

Un libro che mi ha fatta piangere, in treno.
Un libro in cui il giardino è metafora di corpo, di vita, di morte.
Un libro sul giardino sì, ma che sfuma dinnanzi a intense e filosofiche riflessioni sulla vita e sulla morte, riflessioni espresse con una semplicità e una naturalezza disarmanti, proprie della grande intelligenza e sensibilità di Pia, che non è mai patetica, retorica e anzi è schiettamente sincera, spesso anche autoironica. 

"Adesso mi chiedo quanto del nostro rimuginare sul passato non sia uno stratagemma per rimuovere il futuro: dopotutto, non importa quali orrori possano esserci stati, da quelli abbiamo avuto la certezza di esserne usciti vivi"
"Biologica, la paura di morire- installata dentro di noi (forse perchè, se questa paura non ci fosse, prevarrebbe la pigrizia e non ci daremmo tanto da fare per tenerci in vita?)"
"La paura della morte è un dispositivo come un altro, lo sconvolgimento che ne deriva non è in sostanza diverso dalle tempeste ormonali che squassano l'adolescenza. E' cosa fisiologica del corpo. Si tiene a bada con un'ansiolitico"

Un libro nei cui pensieri spesso mi sono ritrovata.
Un libro che tratta e chiarisce temi importantissimi come il testamento biologico, le possibilità offerte da Exit e l'eutanasia.
Un libro che sembra parlare di morte ma che parla soprattutto di Vita.
Un libro che alla fine ho abbracciato in lacrime... forse immaginando di stringere Pia che con questo suo piccolo  capolavoro mi ha insegnato moltissimo.

Non dico altro, riporto solo il passo che mi ha commossa di più. L'ho letto in treno... ed in fondo è in parte anche un mio pensiero:
"Quando toccherà a me, mi piacerebbe essere sola. Voglio poter decidere che un certo giorno me ne andrò, non però ad un'ora precisa, non con gente intorno che aspetta che la cosa sia fatta ed in qualche modo mi fa fretta. Se mi verrà in mente ancora una pagina da leggere, una lettera da scrivere, una musica da ascoltare, voglio poterlo fare. Se mi venisse voglia di piangere, di fare boccacce, di cantare a squarciagola, di rannicchiarmi, voglio poterlo fare non vista. Mi piacerebbe bere quello che c'è da bere, sdraiata a letto, spegnere la luce, mettermi su un fianco con la testa sul cuscino, come ogni sera quando vado a dormire. Che orrore, doverlo fare in pieno giorno, come se morire fosse togliersi un dente"

martedì 22 marzo 2016

E' Primavera


In realtà è Primavera già da due giorni,  l'ora X è scattata il 20 Marzo, intorno alle 5,30 anticipando di circa un giorno la consueta data dell'Equinozio perché il 2016 é un anno bisestile. 



Quando dico questo genere di cose in giro, con l'entusiasmo che mi contraddistingue spesso vengo etichettata come "strana"... e generalmente per me è un complimento.
Con la Primavera inizia un nuovo anno "stagionale"e visto che sull'osservazione e la celebrazione di queste quattro Magie si fonda principalmente il lato sereno del mio vivere quotidiano... faccio simbolicamente partire questa nuova avventura...

Questo é uno dei sentieri che percorro al mattino, qui abitano, ben radicate numerose specie di piante, ogni giorno ne noto i cambiamenti... in questa stagione è tutto un tripudio floreale e io mi attardo con il naso all'insù sotto una pioggia di petali o ad ammusare le violette.