mercoledì 27 febbraio 2013

Steve McCurry



 Sono giorni un po' pensierosi, in cui i miei tragitti mattutini silenziosi e solitari sono ovattati nei pensieri, il mio io cerca di scuoterli via, di scuoterSI.. di cogliere i segni della primavera ma nell'incedere bisogna anche scontrarsi con folate di vento gelido che mi ricordano che è ancora Inverno. Logicamente non sto parlando solo di Stagioni Meteo... ne' di Malinconie... ma di Preoccupazioni. Però e per fortuna ci sono quei momenti in cui si riesce a cancellarle, ad essere più fatalisti e il risultato sono delle ore liete, rallegrate da quelle cose preziose che mi sarebbero sufficienti ad essere felice. Così succede che un pomeriggio mi ritrovo con il mio consorte e il mio bambino alla Feltrinelli a sorseggiare un caffé e acquistare alcuni libretti illustrati e riesco ad essere serena. Poi ci mettiamo a girovagare per la città, per i vicoli ... e ci mangiamo tre strisce di focaccia camminando in una Via San Lorenzo quasi deserta, con i nasi rossi dal freddo. Poi corriamo in piazza Matteotti, facciamo le gare... e poi, siccome al consorte arriva sul cellulare il messaggio di festa per il turno serale, scopriamo di avere altro tempo da goderci insieme. Così entriamo a Palazzo Ducale e ci compriamo subito i biglietti per la mostra fotografica di Steve McCurry "Viaggio intorno all'uomo"... che io sognavo di gustarmi da mesi.



Inutile dire che la cosa che colpisce maggiormente osservando queste fotografie è l'espressività dei volti che questo fotografo riesce a cogliere. Le sue fotografie parlano, raccontano, trasmettono emozioni a chi le osserva. A guardarle mi sono letteralmente "sconvolta", con la sola "vista" si riescono a mettere in moto anche gli altri sensi, mi sono ritrovata con la pelle d'oca, con le lacrime agli occhi per la poesia ma anche per l'orrore di certi scatti.


Sono tutte meravigliose ... tutte ci raccontano qualcosa... personalmente quelle che più mi hanno colpita sono quelle che ritraggono i bambini, forse perché ormai li vedo un po' tutti con gli occhi della mamma e quindi "i sentimenti" si amplificano. 

La mostra è molto curata anche nel Percorso Espositivo. Le opere sono suddivisi in 5 "Stanze" :
- SCOPERTA: Dove in un ambiente buio ci compaiono illuminati e colorati i volti di tanti uomini, donne e bambini, tutti diversi, per età e contesto culturale, volti sorridenti, seri, affaticati, rugosi e distesi. Le foto sono appese su dei teloni neri, che fungono da muro, ma che sono quasi trasparenti, come garze scure, attraverso cui emergono già le foto dei "corridoi" sucessivi. Volti che via via si smaterializzano in immagini inanimate di statue, di divinità anche cimiteriali.
- VERTIGINE ... la seconda stanza è uno schiaffo... dal buio si entra nella luce e si precipita nell'orrore, l'orrore della guerra e di ciò che genera: corpi martoriati e carbonizzati, l'orrore delle catastrofi naturali, come il terremoto in Giappone e di quelle umane come l'11 Settembre. Le conseguenze del Nostro Male sull'Ambiente (i danni del petrolio in mare) e sui Bambini. E' una stanza letteralmente dolorosa.
 - POESIA : Dopo le brutte sensazioni e la rabbia della stanza precedente qui ci si può rilassare, piccole foto, grandi gioelli, che raffigurano il Mondo, scatti di luoghi, usi e costumi diversi ma in cui ci si riconosce; grandi spunti di riflessione.




Difficile scegliere quali mi siano piaciute di più....
- STUPORE

... questa è stata infatti la parte della mostra che è piaciuta di più al mio bimbo "piccolo curioso visitatore attento a non perdersi neppure un solo sorriso"... proprio come enunciava la didascalia vicino alla porta:
 Eccolo qua che si osserva attento tutte le foto e nota i particolari, correndo da un pannello all'altro, incontro a quelle immagini che poi si soffermava a guardare
 ... questa la sua foto preferita, inutile dire che ha subito cercato di imitarne le espressioni

 e infine MEMORIA: "Seduti intorno ad un ipotetico focolare, ad ascoltare una storia personale unica e coinvolgente, come quella vissuta da Steve McCurry per ritrovare dopo oltre vent’anni Sharbat Gula, la ragazza afghana che aveva fotografato nel campo profughi di Peshawar e che aveva fatto conoscere al mondo intero."

Per concludere un'osservazione: mi ero figurata da mesi di visitare questa mostra, gustandomi con calma ogni singola foto... in alcuni momenti ho pensato di andarci da sola ( ho invidiato (bonariamente) Chiara "Nella mia soffitta" leggendo il suo post sulla mostra di Elliot Erwitt) ... ho pensato di andarci con la mia fedele macchina fotografica per catturare quegli scatti nei miei ricordi... insomma come in tutte le cose mi ero creata delle "aspettattive". Alla fine sono entrata a Palazzo Ducale all'improvviso, "disorganizzata, con un bimbo curioso e vivace per mano, che durante la mostra ha anche voluto far pipì costringendoci alla ricerca frenetica di una toilette, con l'ansia e il dubbio se celargli certe immagini "forti"e dovendolo talvolta richiamare a "fare il bravo"... eppure alla fine sono stata felice di averla vista così. Le foto che più ho amato me le sono "catturate" con il mio cellulare vecchiotto ma poi a casa sono andata a ri-cercarmele e a studiarle sul meraviglioso sito di McCurry. Con il consorte ci siamo poi dilungati a commentarle e a scambiarci le nostre impressioni. Pietro si è divertito ad osservare quei volti così diversi e mi ha fatto mille domande, a molte delle quali non sapevo trovare una risposta... e il suo entusiasmo nella stanza dello "Stupore" sarà per me un ricordo indelebile e spero per lui un buon "imprinting" a questo genere di esperienze. Per me fu così, grazie al mio papà che mi portava sempre con lui condividendo il suo entusiasmo con una bimbetta che così imparò ad amare l'Arte (fotografica, pittorica, cinematografica, letteraria ecc. ecc.)




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