lunedì 12 gennaio 2009

La poesia della perduta umanità

Oggi pomeriggio un paziente, assai vetusto, mi ha chiesto sommessamente di avvicinarmi a lui. Io l'ho fatto, e lui , in maniera molto melodica e con una magnifica recitazione, mi ha dedicato una poesia. L'ha scritta lui, e quello che è ancor più straordinario di quest'uomo è che non usa fogli per comporre le sue rime, ma solo la sua mente. Ha prodotto un'intera antologia in questo modo e questo piccolo patrimonio è interamente orale, le parole dei suoi versi sono tutti conservati nella sua mente, le ricorda tutte a memoria. Verbo tramutato in gioielli, gioielli di cui mi ha voluto far dono. Inutile dire che questo suo pensiero mi ha commossa, non solo per la bellezza dei contenuti ma per la rarità del gesto e il suo sapore antico.
Da questo piccolo e grande evento ne è scaturito un dibattito e molteplici riflessioni sull'umanità. Nessuno dedica più una buona parola al prossimo, nessuno sorride più agli altri... e il più delle volte quando questo avviene siamo prevenuti e malpensanti. Io penso che, nel tempo, l'uomo non sia poi tanto cambiato, sia nel bene che nel male, è la società che sta marcendo nell'individualismo e quando questo viene meno e un sorriso, una parola si ergono a ponte tra gli esseri umani ne rimaniamo perfino strabiliati.
Un esempio di questo, un lampante esempio, è stata la recente nevicata. Io abito in una specie di paesino, sopraelevato rispetto alla città, e quando qui la natura si scatena lo fa con i fuochi d'artificio, sia con il sole, sia con la pioggia, non parliamo poi del vento o della neve. Tuttavia sarà per educazione, sarà per sintonia e fratellanza verso tutto ciò che è naturale, il giorno della nevicata io non mi sono certo paralizzata in casa. Come avevo previsto, ho inforcato lo zaino, indossato le scarpe da trekking e ho trascorso l'intera giornata all'adiaccio. Prima mi sono recata al lavoro, sono tornata a casa, sono quindi andata dal medico per il consorte e poi in porto a consegnare il certificato della mutua. Avevo i capelli ghiacciati, il cappello e i guanti sgocciolanti, le gambe a pezzi dal lungo cammino nella neve (anche alta) eppure mi sono anche divertita un sacco. La gente invece o si è reclusa in casa, terrorrizzata da questa intrusione della Natura, mugugnando su cose che nemmeno ha sperimentato, oppure è uscita con facce tiratissime, come se la peggior sciagura del mondo si fosse abbattuta sulle loro teste. Per fortuna in mezzo a questa umanità ho incontrato anche dei miei "simili", erano persone con il sorriso stampato sul viso, bambini estasiati e adulti ritornati bambini. E' in questi casi che si nota quanto la società è cambiata, quanto poco siamo naturali e uniti. Un anziano di Sant'Olcese, intervistato alla tv, ha detto per esempio una grande verità.... il cui succo era questo: "macchè Comune e Provincia ai miei tempi tutto il paese si riuniva in strada a spalare!!!" . Vorrei ricordare che quest'usanza (che oggi nessuno ipotizza neanche per sogno) non appartiene solo alla tradizione ma è la LEGGE!!! Condomini e proprietari di negozi e fondi sarebbero tenuti a spalare dinnanzi ai loro usci.... e non sarebbe poi tanto male, unirsi in un'impresa, parlarsi per un giorno, magari conoscersi.... e invece no.... soffocati dalla nostra routine, da questa routine non vogliamo e non possiamo staccarci mai.... pretendiamo gli aiuti dalla Società e dalle Istituzioni... ma nessuno è più disposto a rallentare il passo per tendere una mano, per lavorare gratis per il bene comune, per sorridere ad un volto sorridente o triste. Siamo ormai come i cavalli che potrebbero galoppare nelle praterie in grandi branchi e invece preferiscono percorrere stradine anguste, con il loro giogo, la sella cavalcata dalla routine e i paraocchi ... i paraocchi che ci proteggono dalla paura, dal male.... ma inevitabilmente ci accecano dalla visuale del bene, dell'amore, degli altri!!!

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