venerdì 29 febbraio 2008

Morire di lavoro

Non si può morire a 40 anni lavorando... non si può. Siamo nel 2008, ci sono fior fiori di tecnologie e normative di sicurezza, i politici fondano le loro campagne elettorali del cazzo su queste tematiche... parole solo parole... è soltanto aria che fuoriesce da quelle specie di orifizi che chiamiamo bocche!!!
Stanotte un collega di mio marito è morto cadendo da una nave, precipando al suolo, è morto lavorando e ha lasciato a vivere in questo mondo schifoso una moglie e un bimbo. Anche suo padre, che era portuale, era morto lavorando. Il destino a volte sa essere particolarmente bastardo.
In tutti questi anni vissuti con mio marito ho imparato a conoscere i portuali, sono ragazzi forti, sinceri, dagli ideali giusti, sanguigni e coerenti. In Compagnia Unica sono uniti come fratelli, a volte si "mugugnano"
contro, si appellano con ironici nomignoli, ma sono sempre pronti a sostenersi tra di loro, fieri del loro mestiere storico, faticoso, corporeo, vivo, indispensabile alla società.
I più amano il lavoro al punto di anteporlo a tutto, al punto di fare anche due turni al giorno, comunicati all'ultimo minuto, senza lamentarsi. Ho visto uscire Federico a qualsiasi ora del giorno e della notte, con qualsiasi clima, dalla neve al solleone... e mai, dico mai, l'ho sentito lagnarsi. Per loro il lavoro è la vita... ma anche morte... e io questo non riesco ad accettarlo.
A volte quando esce dalla porta di casa  ho la sensazione che parta per la guerra, a volte mi spavento dei pensieri che mi attraversano la mente mentre lo saluto. Ringrazio l'invenzione dei cellullari, perchè spesso l'arrivo di un messaggino nell'arco di un turno mi consente di essere tranquilla.
Penso all'ansia del ricevere una telefonata... telefonate che per altro ho già ricevuto ma per fortuna sempre da lui. Il suo corpo, ma soprattutto la sua psiche sono segnati dalle cicatrici di questo suo amatissimo lavoro, e il mio cuore ha delle crepe dovute agli spaventi che mi sono presa, al dolore provato per alcuni suoi colleghi, all'immedesimazione del tormento delle loro madri, delle loro mogli. Io non ce la farei... non potrei farcela... non sarei dignitosa... per niente... sarebbe un qualcosa che mi lacererebbe dentro... morirei di disperazione e di RABBIA. Non si può... non si può morire così!!!

Nessun commento:

Posta un commento