mercoledì 4 luglio 2007

Repulsion


Titolo originale: Repulsion
Durata: 104'
Produzione: Gran Bretagna
Anno: 1965
Regia: Roman Polanski
Attori principali: Catherine Deneuve, Yvonne Furneaux, John Fraser
Soggetto e Sceneggiatura: Gerard Brach e Roman Polanski
Fotografia: magistrale bianco e nero di Gilbert Taylor
Musiche: Chico Hamilton
Vietato ai minori di 18 anni
Vincitore dell'Orso d'Argento
Cameo: Polanski appare nel ruolo di un suonatore ambulante


TRAMA:
Caroline Ledoux, di origine belga, lavora come manicure in un istituto di bellezza e vive con la sorella Hèlène. La giovane estetista è spesso preda di momenti di astrazione che da tutti vengono imputati a fantasie amorose, ma in realtà sono causati da un profondo senso di disagio. Questo disagio si comprende presto essere motivato dalla presenza assidua nel suo appartamento dell'amante della sorella (un uomo sposato) e dalle attenzioni che le rivolgono alcuni spasimanti, in particolare il suo corteggiatore Colin. Il rapporto con la sorella è quasi morboso, un continuo stato di semi-soggezione. Le due donne sono in netta contrapposizione, anche fisicamente. Hèlène è bruna, Caroline bionda, e, mentre la prima vive liberamente la sua vita sessuale, la seconda prova invece repulsione per tutto ciò che è inerente la sfera maschile. Nonostante le suppliche di Caroline e la chiara constatazione delle sue problematiche, Hèlène stabilisce di partire con il suo amante per una vacanza in Italia, precisamente a Pisa. Le conseguenze di questa decisioni sono devastanti. La giovane protagonista, rimasta sola, priva di un punto di riferimento affettivo, si chiude  immediatamente in se stessa in preda ad allucinazioni caratterizzate specialmente dalla visione di muri crepati, da cui fuoriescono mani che tentano di afferrarla (chiaro simbolo di quello che sta avvenendo nella sua psiche) e dalla comparsa di un uomo che, durante le ore notturne, la violenta. La povera ragazza tenta tuttavia di rientrare al lavoro, dove però ferisce una cliente alla mano e la vista del sangue la sconvolge del tutto. L'ambiente del salone di bellezza in queste scene risulta asettico e bianco, in totale contrasto con quello dell'ormai disordinato appartamento in cui immediamente Caroline si barrica. Il tempo tra quelle mura è ormai scandito solo dal ticchettio "nervoso" degli orologi, dalla campanella suonata in un vicino convento di suore e dai cibi in decomposizione, in particolare da un coniglio  ormai divorato dalle mosche e da  alcune patate che radicano sul tavolo.  Nel frattempo lo spasimante Colin, indispettito dall'atteggiamento e dai mancati appuntamenti della ragazza, decide di farle visita e in preda ad un momento di rabbia sfonda la porta dell'appartamento. L'uomo non fa in tempo a dichiarare i suoi  intenti che viene brutalmente ucciso da Caroline e la stessa sorte tocca al viscidopadrone di casa che deve riscuotere i soldi dell'affitto.
Piove, la sorella e il suo amante ritornano dal loro viaggio... ad attenderli uno scenario raccappriciante: un appartamento silenzioso e sporco, popolato di cadaveri e dalla protagonista nascosta sotto il letto in un grave stato di incoscienza e denutrizione.
NOTE:
Film fortemente psicologico, caratterizzato  da una precisione realistica dei dettagli in uno scenario tuttavia surrealistico. Ogni singolo oggetto acquisisce un preciso valore nel suo contesto, a volte anche ambivalente, una potenza visionaria nello spazio claustrofobico e disordinato dell'appartamento. Lo spazzolino da denti per esempio rappresenta sia un motivo di repulsione (quello dell'amante della sorella è simbolo del suo insediamento nell'appartamento) sia una fuga dalla repulsione (Caroline usa lo spazzolino per annullare un bacio ricevuto dal suo spasimante). Le scene iniziali sono la parte più angosciante, ci illudiamo che la lentezza degli avvenimenti sia dovuta alla "calma che precede la tempesta", ma in realtà è solo un Vuoto che viene caricato dal potenziale di terrore che non tarderà a manifestarsi. Polanski svela a poco a poco i particolari, i segni, a cui nel momento opportuno darà un senso. Tutto contribuisce a rendere l'idea della pazzia che dilaga nella mente di Caroline e per farlo si tenta d'innervosire lo spettatore con i suoni e i rumori (orologi, campanelli, zanzare), con i silenzi, con i movimenti della macchina da presa, con le immagini crude, . La Repulsione per il sesso provata dalla protagonista è continuamente rinnovata, anche nella semplice quotidianità, per esempio dal discorso di una frequentatrice del centro estetico ("... gli uomini vogliono una cosa sola e perchè ci tengano tanto per me resta un mistero"), dalle sofferenze amorose della collega, dal rapporto clandestino della sorella, dalla cartolina raffigurante la torre di Pisa.
La Deneuve si cala magistralmente nel suo ruolo, Polanski trovò in lei quello che cercava ovvero una fanciulla dal volto angelico, capace però di uccidere e con la sua arte di regista ottenne l'effetto che si era proposto:  "descrivere il paesaggio del cervello di Caroline". Questo lo distingue dagli psycho-thriller realizzati in quegli anni, in particolare da "Psyco" di Hitchcock, la follia qui è vista in soggettiva, attraverso gli occhi stessi della protagonista e alla fine non viene fatta nessuna interpretazione psichiatrica, nessuna accusa, lo spettatore è libero di emettere un suo giudizio.
Repulsion è il secondo lungometraggio di Polanski ma è la prima volta che il regista gira fuori dalla Polonia e il film viene immediatamente considerato dalla critica una delle migliore opere britanniche degli anni 60. Questa pellicola è considerata la prima di un'ideale trilogia denominata la TRILOGIA degli APPARTAMENTI (con Rosemary's Baby eL'inquilino del terzo piano"). Tutti film ambientati per lo più in spazi chiusi, in cui il regista ci insegna a non fidarci mai delle apparenze (Caroline sembra una ragazza dolce e infantile, così come la vecchietta di Rosemary Baby). Il mondo esterno però non si può considerare una via di fuga perchè è popolato comunque da altri mostri, che non agiscono mai solidali ma solo spinti dalla curiosità. Quest'ultimo concetto è chiarissimo nella parte finale del film in cui tutti i vicini accorrono a verificare l'accaduto nell'appartamento, ma mai nessuno si era precedentemente preoccupato della salute fisica e mentale di Caroline.  L'ultima scena si chiude su una vecchia fotografia di gruppo (come in  Shining), apparsa già di sfuggita durante il film, ma ora sottolineata dal regista e zoomata fino ad inquadrare l'occhio di Caroline bambina, inquadratura che richiama l'incipit del film. Lo sguardo della piccola non è quello sereno dell'infanzia, ma spaventoso, l'unico non rivolto verso l'obbiettivo ma in direzione di un uomo ... uno zio? il padre? forse un amico e, a mio modesto parere, quello sguardo non è di speranza al futuro (come qualche critico ha sostenuto) ma è una precisa accusa alla causa dei problemi psicologici di Caroline, infatti quell'uomo assomiglia all'allucinazione notturna che violenta la protagonista.

Insomma un'opera ben riuscita, soprattutto alla luce del fatto che lo stesso Polanski ha ammesso nella sua autobigrafia di aver girato questo film soprattutto con un intento commerciale al fine di procurarsi i soldi per realizzare e finanziare "Cul de Sac".

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